Mi sono imbattuto sul suo profilo social e ho deciso di scrivergli perché le sue creazioni artistiche mi sono piaciute cosi come il suo nome, Libero Rutilo, mi sembrava quasi di avere davanti uno di quei giochi enigmistici da risolvere, una sorta di anagramma linguistico. Il suo nome evocava libertà e certamente creatività e ha suscitato il mio interesse. Libero è un designer internazionale molto conosciuto. Ha vissuto a Roma, Napoli ed in Canada ed è nato a Montreal.
Oggi è direttore artistico di Morelato ma le sue prime collaborazioni risalgono al 2005 quando si è trasferito a Milano iniziando a collaborare con Alessandro Mendini.
Nel 2012 insieme a Ekaterina collega e compagna ha fondato Designlibero, uno studio di progettazione di prodotti e di interni che gli hanno permesso di vincere prestigiosi premi nazionali ed internazionali.
L’ho quindi raggiunto virtualmente (visti i tempi ) ed è nata questa intervista.
Libero, raccontaci brevemente come e quando nasce la tua collaborazione con Ekaterina Shchetina?
Ci siamo incontrati durante un colloquio di lavoro nel 2011, dopo di che abbiamo sviluppato una serie di legami di attaccamento sia affettivi che professionali che ci hanno portato a aprire il nostro studio, a sposarci e da tre anni ad avere un figlio. Anche se Ekaterina dice che siamo uguali, io credo invece che essendo direttamente opposti , siamo un assemblaggio armonico, nella vita , in famiglia e nel lavoro.
Quale è stato il tuo primo oggetto di design realizzato?
Il primo oggetto di design che ho progettato e realizzato e stata una casa sugli alberi all’età di 8 anni nel lontano Québec, in quel periodo era andato con mia madre a vivere in un bosco in Canada distante da ogni forma di civiltà, senza elettricità e altri comfort, siccome non c’era molto da fare, nel tempo libero avevo progettato con assi di legno di recupero un rifugio sopraelevato a pianta triangolare sospeso tra gli alberi dove andare a riflettere. Quello è stato il mio primo approccio con la progettazione e l’autoproduzione.
A cosa ti ispiri quando realizzi un oggetto di design ?
Dipende molto dal contesto in cui si colloca il progetto, dal cliente, dall’utilizzatore, dai materiali, etc.. spesso abbiamo delle fonti ricorrenti di ispirazione che sono la natura il mondo animale, gli archetipi, la storia e le sue rappresentazioni, come l’arte e l’architettura , la letteratura e l’archeologia. Molto spesso gli oggetti nascono insieme alla persone che li realizzano che siano aziende o artigiani , a seguito di un dialogo in cui si cerca una sorta di mediazione condivisa da entrambe le parti.
Cosa manca al mondo del design oggi?
Forse un po di umiltà da parte di tutti noi designer e in alcuni casi una dose di buon senso, di consapevolezza di autocritica, ma anche d’ironia e di utopia . Stiamo vivendo un momento dove tutto è fin troppo realistico, o vien preso per tale, si valuta più l’impatto commerciale e mediatico di un prodotto che il la sua idea e il progetto in se . Il problema vero è che il product design vive in simbiosi con l’industria e talvolta questa relazione di stretta dipendenza non è proficua per il design, se non c’e atteggiamento collaborativo di entrambe le parti è impossibile fare alcuni prodotti. Probabilmente per rilanciare questa relazione bisognerebbe incentivare le aziende che fanno ricerca e sviluppo. Quale è la vera tendenza da seguire in questo momento storico che stiamo vivendo?
Onestamente non saprei, chiaramente ci sono temi molto centrali come : la sostenibilità, l’ecologia, la durabilità la produzione locale che devono essere uniti a temi sociali come l’empatia e inclusione. Probabilmente oggi abbiamo superato ha superato il dibattito tra forma e funzione per andare su altri livelli, come l’emotività o la narrazione per esempio.
Raccontaci come nasce L’idea di realizzare una chaise longue ? In particolare la “ Joyce” di Morelato.
Da un punto di vista formale è una metamorfosi della precedente poltroncina joyce (2016) la struttura della seduta si allunga in avanti creando la predisposizione per poggiare i piedi, lo schienale si alza per accogliere la testa e il collo su un comodo cuscino in pelle. l’impagliatura della seduta e dello schienale la rendono unica la struttura in legno perimetrale ne esalta la matericità, e la tecnica della lavorazione tipica dei prodotti Morelato. La collezione Joyce nasce da un connubio di reminiscenza storica e ispirazione biomorfica. Coniugano passato e presente, innovazione e tradizione cerca attraverso il segno fluido e naturale di plasmare degli oggetti progettati per durare nel tempo. Tutti i pezzi della collezione perseguono i valori di artigianalità e manualità tipici della tradizione ebanistica italiana esaltando la bellezza del legno massello sagomato, le forme e le sue caratteristiche naturali. Eleganti, sofisticati ma simultaneamente passe-partout e versatili, gli arredi della collezione Joyce, si adattano a diversi tipi di ambienti dai più classici ai più moderni resistendo al tempo e alle mode.
Che consiglio ti senti di dare ai giovani designers che si approcciano a questo settore così importante ma tanto competitivo? Ai giovani dico sempre che il design è un mestiere difficile e richiede una passione viscerale, un’infinita curiosità, una volontà immensa, e tanti sacrifici. Però è anche un mestiere bellissimo, sempre diverso dove non ti annoi mai, che puoi fare fino a ottanta anni e che crea dipendenza. L’importante è crederci, certo ci vuole anche una buona dose di talento e un pò di fortuna e tanta pazienza.
Come pensi possa cambiare questo settore dopo il coronavirus ?
Spero in meglio, chiaramente ci sarà un effetto di rinculo a breve, la filiera produttiva sarà colpita e sopravviveranno i più forti e chi ha saputo adattarsi meglio ai nuovi paradigmi di comunicazione digitale e vendita online. Però il design è anche cogliere le opportunità progettuali e se vi sono cambiamenti nei comportamenti questi generano nuove necessità che spesso sono alla base di nuovi progetti o prodotti che si adattino alle esigenze e ai bisogni degli utilizzatori.