L’EDITORIALE DEL LUNEDI’

Nello svolgimento della sua professione, l’agente immobiliare viene spesso caricato di responsabilità che esulano dalle sue competenze e che lo portano a svolgere il suo lavoro non proprio serenamente. In particolare, mi riferisco alla difficoltà di dover gestire fattori emozionali, di chi compra e di chi vende, che vanno a complicare, o a ritardare, tutta la gestione della promozione immobiliare. L’esempio più eclatante, e per certi versi paradossale, sono quei proprietari che si trovano ad ostacolare essi stessi la vendita della loro casa. 

“Voglio vendere casa, ma non lo deve sapere nessuno!” … Sapeste quante volte me lo sono sentito dire… 

Di logica, l’agente si aspetta che quando qualcuno decide di vendere una sua proprietà, desideri raggiungere l’obiettivo il prima possibile e che, di conseguenza, collabori con lui, se non altro, condividendone la carica e la motivazione. Eppure, tante volte non è così. La difficoltà di spezzare un legame affettivo con la propria casa, può generare un disagio emotivo in chi vende, che per poter procedere con la sua attività di intermediazione, l’agente si trova costretto a trasformarsi in “psicologo”.

Della stessa natura sono anche molte alte limitazioni imposte alla commercializzazione. Per esempio: “Voglio vendere ma per cortesia non metta cartelli sul portone perché i vicini e il portinaio sono curiosi”. Oppure: “D’accordo pubblichi pure l’annuncio online, ma non metta foto dell’appartamento!”. Oppure ancora: “Non pubblichi il prezzo di vendita”.

Anche se è vero che oggi le modalità per vendere un immobile sono tantissime, resta che più la pubblicità è chiara e completa, più chi risponderà sarà veramente interessato. La giusta informazione evita i perditempo e velocizza la vendita.

Ma anche su questo non tutti sono d’accordo. La diffidenza nei confronti dell’attività di intermediazione mobiliare è tale che se l’agente, grazie alle sue capacità, riesce a trovare un acquirente in tempi brevi, il proprietario pensa che c’è sotto “qualcosa che non va”. 

Insomma, un vero calvario di situazioni, e direi anche frustrazioni, che rendono davvero molto difficile svolgere il lavoro di agente immobiliare. Continuo ad essere dell’idea che se si decide di affidarsi a un professionista, poi gli si dovrebbe concedere di chiudere la compravendita al più presto e bene, permettendogli di utilizzare gli strumenti che ritiene più idonei. 

Ciò che conta, come sempre, è la fiducia.

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