A pochi passi dal red carpet della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia sorge uno spazio dedicato agli eventi più esclusivi correlati ad uno dei festival più attesi dell’anno: la Terrazza Biennale by Campari, location di raffinata eleganza alla quale Moroso ha deciso di dare completezza portandovi l’eccellenza artigiana e la vocazione artistica che da sempre sono la cifra distintiva dell’azienda friulana. Lasciamoci dunque coccolare dalle curve, dai colori e dai lineamenti della collezione outdoor M’Afrique, coronamento di un progetto che porta con sé il sapore di terre lontane: quelle di Dakar, in Senegal.
Husk e Shadowy: dove tre continenti si incontrano
Il dehors della Terrazza Biennale by Campari del Lido di Venezia si accende dei toni decisi delle sedute Husk (foto in alto) e Shadowy (foto in basso), due delle protagoniste della collezione che va a rinnovare la partnership tecnica tra Moroso e la celebre manifestazione internazionale. La prima famiglia di sedute, omaggio di Marc Thorpe alle forme descritte dalle foglie di mais, porta nell’uso quotidiano l’architettura, al tempo stesso complessa e funzionale, di un elemento naturale tipico del Nord Italia.
Si torna all’Europa Settentrionale degli anni ’20, attingendo al contempo alle antiche manifatture africane, con le poltrone Shadowy, disegnate da Tord Boontje. Un passato che assume le forme di un trono moderno, delle linee che portano i segni di culture fra loro lontanissime: così Shadowy completa il nostro viaggio fra tre continenti. E abbiamo passato in rassegna solo due creazioni della collezione di Moroso.
Modou e Banjooli: il viaggio di Moroso tra futurismo e danze nuziali
Le sedute Modou (foto in alto) prendono il nome dal fabbro di Dakar con cui Ron Arad ha lavorato, portando nella Terrazza Biennale un tocco di futurismo. Ciascuna componente di questa famiglia di quattro sedute, ognuna con delle curvature speciali, nasce dall’incontro di figure differenti.
Ma le sorprese di M’Afrique di Moroso non finiscono qui: a completare il tripudio di colori, forme e tradizioni lontanissime sono gli arredi Banjooli (foto in basso), una serie di poltroncine, sedie e tavolini disegnati da Sebastian Herkner. La loro più grande particolarità? Un indizio ci viene fornito dal loro nome stesso, Banjooli, che in lingua wolof significa struzzo: con le loro curve, aperte e variopinte, sembrano descrivere i movimenti aggraziati e con cui il maschio spiega le ali ed esegue la sua danza nuziale.