“Una brutta abitudine della politica italiana, quella di chiudere gli ospedali funzionanti”. Oliva Salviati, discendente di quel Cardinale Antonio Maria Salviati che nel 1593 aveva donato l’ospedale San Giacomo alla città di Roma, non usa mezzi termini. Dopo un’estenuante battaglia condotta per 15 anni contro la Regione Lazio, la recente sentenza della Cassazione le dà ragione. L’ospedale San Giacomo di via Canova deve riaprire.
La storia è di quelle che qualcuno avrebbe preferito far passare nel silenzio. Tutto ha inizio nel 2008, quando la Regione Lazio guidata da Pietro Marrazzo, decide di chiudere l’Ospedale esattamente dopo una settimana dal termine dei lavori di ristrutturazione che lo avevano reso efficiente e all’avanguardia. Nel 2019 l’immobile finisce nel fondo immobiliare “i3-Regione Lazio”, per essere trasformato in una “senior house” di lusso, nel pieno centro di Roma, disattendendo completamente al testamento del Cardinale che ne vincolava l’uso ad esclusiva struttura ospedaliera.
Ma lei, Oliva Salviati, non si scoraggia e dopo 5415 giorni dal fermo della struttura; dopo due esposti alla Procura della Repubblica e alla Procura Generale della Corte dei Conti; dopo numerose manifestazioni di protesta; dopo che anche l’ex Presidente della Repubblica francese Giscard d’Estaing aveva fatto notare la follia di chiudere un ospedale nuovo; dopo una lunga e appassionata campagna giudiziaria condotta anche a suon di dichiarazioni forti da parte della donna, la sentenza della Cassazione ne ha definitivamente accolto il ricorso.
“È una vittoria contro l’ingiustizia, contro lo spreco di denaro pubblico, contro la violenza dei più forti a danno dei più deboli. È una vittoria per i nostri figli ”, dichiara Oliva Salviati. Ora l’ospedale deve tornare a curare.