L’importanza del saper fare secondo il designer Michael Milesi

L’ideatore dei marchi Millesimi Design e Millesimi Couture ci ha raccontato la sua esperienza alla prima edizione del Salone dell'Alto Artigianato Italiano all’Arsenale di Venezia.

In un’epoca in cui si è sempre di corsa, spesso alla rincorsa di qualcosa di indefinito, celebrare la concretezza del “saper fare” è un atto di coraggio e di sensibilità. Oltre che di lungimiranza. Saper fare significa dare forma, tramite l’artigianalità, al proprio pensiero. Significa dare valore alla manualità e al tempo impiegato per creare prodotti che, proprio perché realizzati a mano, sono unici e irripetibili. Questo, in sintesi, l’obiettivo della prima edizione del Salone dell’Alto Artigianato Italiano, svoltosi qualche giorno fa all’Arsenale di Venezia, antichi padiglioni restaurati con maestria, impreziositi da colonne in pietra d’Istria e luminose volte. Un luogo suggestivo che ha fatto da cornice alle opere d’arte esposte da maestri artigiani provenienti da tutta Italia. Tra gli espositori, Michael Milesi, architetto specializzato in interior e designer di prodotto. Al Salone si è presentato con il suo marchio Millesimi, tramite cui dà vita a complementi d’arredo, lampade e tessuti per l’arredamento. Abbiamo chiesto a Michael di raccontare la sua esperienza a Venezia e il suo legame con il saper fare. Ecco cosa ci ha svelato.

L’intervista a Michael Milesi, valore all’artigianalità

Michael Milesi
Michael Milesi

Perché hai deciso di prendere parte al Salone dell’Alto Artigianato Italiano?

Sono stato invitato dagli organizzatori e ne sono molto felice perché erano presenti le principali eccellenze dell’artigianato Made in Italy. Essere scelto mi ha fatto veramente molto piacere.

Qual è la tua personale percezione dell’artigianato italiano: gode di buona salute?

Assolutamente sì, ma è importante impegnarsi per valorizzarlo sempre di più. Partecipare al Salone dell’Alto Artigianato Italiano mi ha dato la conferma di quante realtà differenti tra loro esistano nel nostro Paese: chi realizza design, chi pezzi d’arte, chi tessuti, chi gioielli. E la diversità è ricchezza. Mi ha molto colpito vedere come siano soprattutto i turisti esteri ad apprezzare il nostro saper fare: sono disposti a spendere per portarsi a casa un prodotto fatto a mano, artigianale, realizzato con un certo tipo di materiali e con una tecnica ricercata. Ne comprendono il valore effettivo.

Quanto è importante nella tua esperienza di architetto e designer il saper fare?

È fondamentale, e lo sarà sempre di più. Negli ultimi anni, infatti, la professione dell’architetto e dell’interior designer è diventata ibrida, un mix tra arte, architettura, design, moda. Oggi l’architetto non è più solo colui che deve saper progettare; è un professionista che deve avere un proprio mood, deve conoscere il mondo artistico e soprattutto avere consapevolezza di ciò che il mercato propone. Quindi deve riuscire a inglobare in un progetto di artigianato – Made in Italy – una progettazione che valorizzi il colore, i materiali, l’attenzione per l’ambiente, etc. Cercando di personalizzare e di lavorare custom made con il cliente.

Collezione Tato Milesi design
Lampada-manichino Tato, uno dei best seller di Michael Milesi.

Al Salone quale collezione hai presentato?

Ho presentato per la prima volta a un Salone, la nuova collezione Millesimi Couture, e sono molto contento perché ha riscontrato un grande successo. Oltre a disegnare prodotto, disegno anche tessuti per la casa e carte da parati per aziende con cui collaboro: con le stesse grafiche pensate per l’arredo, ho realizzato una piccola capsule collection di capi d’abbigliamento, stampate su cotone e seta, materiali naturali di produzione italiana, quindi dal valore importante. Sono veri e propri pezzi di artigianato. Ho presentato anche delle nuove finiture di alcuni miei best seller, come la versione in velluto blu dello sgabello/tavolino della linea I Mori, e la versione in tessuto della lampada-manichino Tato, vestita di tessuti presentati in occasione del Salone del Mobile 2023 per Spaghetti Wall.

Puoi descrivere la collezione Millesimi Couture nel dettaglio?

Si tratta di capi cuciti a mano, sartoriali, pezzi unici perché vengono realizzati su ordinazione del cliente, nati dalla fusione tra fashion e design. Da uomo e donna sono creati con i tessuti stampati per l’homedecor.

Millesimi Couture
Fashion meets Design: l’essenza della collezione Millesimi Couture in tre parole.

A proposito di saper fare, quali sono le altre tue collezioni che valorizzano questo aspetto?

Tutte le altre mie collezioni. Lo sgabello/tavolino I Mori, brevettato, ridisegna con colori pop e glam la tradizionale testa di moro siciliana, riprodotto in resina, materiale leggero e super resistente. Ogni pezzo è unico, quindi numerato, prodotto in un cantiere nautico in Sicilia. La versione in velluto è realizzata con la floccatura, tecnica che permette di effetto velluto su qualsiasi superficie. E ancora, la lampada-manichino Tato è realizzata artigianalmente da me, anche in questo caso si tratta di pezzi unici numerati.

Collezione i Mori
Il velluto e i colori pop investono questa verione dei Mori di Michael Milesi.

Da designer, sviluppi l’idea e il progetto. Per la realizzazione come scegli gli artigiani a cui poi affidi la realizzazione delle tue idee?

Vado molto “a pelle”, ci deve essere un buon feeling. Li scelgo per la loro competenza e la loro esperienza ma è fondamentale che si crei un buon dialogo, che comprendano il mio stile, il mio pensiero, e che siano in grado di realizzare prodotti unici. Quindi sono tutti artigiani che lavorano in Italia, che si immedesimano nel mood Millesimi Design e Millesimi Couture.

Al Salone, da visitatore, cosa ti ha colpito in generale?

La diversità delle varie proposte dei colleghi artigiani: si spaziava dai costumi del Settecento del Carnevale Veneziano a gioielleria di altissimo profilo, ma anche artigiani specializzati nella lavorazione dei materiali più vari, metallo, ceramica, etc. Ad accomunarli la voglia di trasmettere il valore del Made in Italy, del fatto a mano, del saper fare, aspetto in cui noi italiani siamo davvero bravi. Era rappresentata l’Italia intera e tutti gli stili, dal classico al pop; trovo che la scelta degli espositori da parte degli organizzatori sia stata davvero ottima, premiata tra l’altro dagli oltre 15.000 visitatori.

Salone dell’Alto Artigianato Italiano, come e perché

L’evento, alla sua prima edizione, è promosso dal Comune di Venezia e organizzato da Vela nell’ambito del progetto “Venezia e la sua laguna: gestione e valorizzazione dei flussi turistici” finanziato dal Ministero del Turismo per la valorizzazione dei Comuni a vocazione turistico-culturale nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

Con oltre 15.000 visitatori in quattro giorni di manifestazione, di cui uno su cinque proveniente dall’estero, ha voluto essere un vero tributo all’artigianato e alle secolari tradizioni che vengono tramandate da generazioni: 104 espositori, dal Nord al Sud, hanno portato in laguna la testimonianza del proprio saper fare, la propria identità culturale e sociale. Le Tese delle Nappe sono state il cuore dell’esposizione, un viaggio esperienziale tra diverse espressioni culturali che ha presentato una vasta gamma di lavorazioni – dai tessuti pregiati ai lavori in ceramica, dalla tradizione orafa al vetro soffiato, oltre a mobili, oggetti di design e molto altro ancora – che da sempre sono sinonimo del Made in Italy nel mondo. Una vetrina che ha messo in evidenza ciò che c’è dietro al lavoro artigiano, la passione e la cura per ogni oggetto realizzato.

di Daniela Stasi

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