Alfabeta: al Festival della Filosofia di Modena il progetto di Cloti Ricciardi

Conosciamo Alfabeta: donna è parola, uno degli eventi-chiave del Festival della Filosofia di Modena che parte dall'opera di Cloti Ricciardi per offrirne una lettura inedita.

Modena, Festival della Filosofia: al via oggi, venerdì 15 settembre, la prima delle tre giornate che metteranno al centro l’amore per il sapere e, in particolare, il soggetto “parola”, perno di questa 23esima edizione. Sarà in questo contesto, presso la Fondazione de Mitri Modena, che verrà presentato alle ore 18:30 Alfabeta: donna è parola, progetto che andrà a rileggere in maniera inedita l’opera dell’artista italiana Cloti Ricciardi, incentrata su temi, in quest’edizione più che mai, di grande attualità.

Alfabeta lettera A

Alfabeta: una lettera d’amore alle donne

Come il nome dell’opera suggerisce, Alfabeta (1975) nasce con l’intento di mettere a fuoco l’uso delle parole e la condizione femminile. Come? Attraverso un processo semantico, tagliente e ironico, tra immagine e testo, tra ritratti fotografici di donne in ordine alfabetico cui si abbina con lo stesso criterio di ordinamento un elenco di parole, attitudini e umori “da cancellare”. In questo lavoro concettuale che dalla metà degli anni ’70 ad oggi non ha affatto perso la propria forza comunicativa, la parola, strumento del potere maschile, con la mediazione della creatrice di Alfabeta diventa una forma di riscatto e al tempo stesso una lettera d’amore alla determinazione di ogni donna.
Da qui ripartirà l’allestimento alla Fondazione de Mitri Modena, presentato dalle voci autorevoli di Claudia Zanfi, curatrice dell’evento, e del filosofo dell’arte Marco Senaldi, docente dell’Accademia di Brera nonché direttore artistico della Libera Accademia Belle Arti di Brescia.

Lettera Z

Cloti Ricciardi: vita e carriera dell’artista femminista

Di Cloti Ricciardi è importante menzionare almeno due aspetti: il coraggio e le direzioni in cui, nella vita, ha deciso di orientarlo. Attiva nel mondo artistico a Roma sin dagli anni ’60, dapprima con lavori pittorici e poi scultorei, si è distinta come una delle poche scultrici donne del tempo. Con la sua indole sempre pronta ad approfondire, cambiare direzione, esporsi per un ideale, si è dedicata alla teoria e alla pratica femminista fino a diventare parte attiva del movimento femminista romano. Oltre alla partecipazione a manifestazioni e alla collaborazione con il periodico Effe, ha continuato negli anni la propria attività artistica, arrivando ad esporre a livello nazionale e internazionale in luoghi della cultura ed ambienti della levatura della Biennale d’Arte di Venezia, e diventando una delle figure di riferimento dell’Italia degli anni ’70 e delle generazioni successive

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